Il calcolo dell’impronta ecologica avviene attraverso un indicatore ambientale che misura l’impatto delle attività umane sul clima globale, esprimendo quantitativamente gli effetti che il clima subisce da parte dei gas serra generati da una persona, da un’organizzazione, da un evento o un prodotto. Il calcolo dell'impronta ecologica (la Carbon Footprint), dal quale non possono prescindere le imprese ecosostenibili, tiene conto di tutti quei gas capaci di alterare il clima, conformi al Protocollo di Kyoto: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFCS), esafluoruro di zolfo (SF6), perfluorocarburi (PFCS).
La Carbon Footprint viene misurata in tCO2e, ossia in tonnellate di CO2 equivalente, che permette non solo la misurazione della CO2 ma anche degli altri tipi di gas ad effetto serra, moltiplicando le emissioni di ciascun gas per il suo potenziale di riscaldamento (GWP).
Il GWP, non è altro che il rapporto fra il riscaldamento causato da un gas ad effetto serra in uno specifico arco di tempo (100 anni) e il riscaldamento nello stesso periodo e stessa quantità causata dalla CO2 , ed attraverso la somma dei potenziali di emissione differenti di gas ad effetto serra, esprimono in un solo indicatore il contributo complessivo clima-alterante di queste emissioni.
La Carbon Footprint: calcola impronta ecologica a seconda dell’oggetto di valutazione
Quali sono le metodologie di calcolo dell'impronta ecologica? Vi sono diverse tipologie di calcolo della Carbon Footprint, queste vanno a seconda dell’oggetto di valutazione, ovvero se bisogna calcolare l’impronta di un ente, di un prodotto, o di un servizio.
La Carbon Footprint di prodotto (CFP), comprende la quantificazione di tutte le emissioni dei gas che alterano le condizioni climatiche, nell’arco dell’intera vita del prodotto: dall’estrazione della materia prima allo smaltimento finale del prodotto.
Il calcolo della quantificazione della CFP, è stato emesso per la prima volta dall’ente di normazione British Standards Institute con la norma PAS 2050, riprendendo le precedenti norme ISO 14040 e ISO 14044, che sono limitate alle valutazioni relative alle emissioni di gas serra dovute al prodotto preso in esame. Nel 2013 è stata realizzata la pubblicazione del nuovo riferimento normativo a livello internazionale con la specifica tecnica ISO/TS 14067.
Diversa è il calcolo della Carbon Footprint a livello di organizzazione, dove esistono due standard internazionali: GHG Protocol, emesso dal WRI/WBCSD e l’ISO 14064-1, emesso dall’ISO, che prevedono l’obbligo di considerare le emissioni di GHG prodotte direttamente ed indirettamente dall’organizzazione, generate nella produzione di energia elettrica e termica.
Il calcolo dell'impronta ecologica come strumento di marketing, sinonimo di sostenibilità e qualità per le imprese
La Carbon Footprint è un importante indicatore ambientale, che si sta fortemente affermando come strumento di marketing usato dalle industrie, poiché è percepito dai consumatori come un indice di qualità e di sostenibilità delle imprese.
Proprio i consumatori, infatti, sono spinti a chiedere maggiori ed attendibili informazioni riguardo le emissioni di gas ad effetto serra dei prodotti che desiderano comprare.
Questa tendenza, vista come un vantaggio competitivo, spingono le industrie a definire un sistema di carbon management, finalizzato alla riduzione e alla neutralizzazione delle emissioni (carbon neutrality), realizzabili attraverso attività che riescono a compensare le emissioni con misure equivalenti, come le fonti rinnovabili.
Realizzare tale sistema, porterà a giovamenti all’organizzazione: la riduzione dei consumi e delle spese da un lato, dall’altro, il miglioramento della propria immagine e l’aumento della fiducia dei clienti che ormai sono orientati verso un green consuming.
Quindi ridurre la Carbon Footprint, riducendo le emissioni, è fondamentale per salvare il nostro pianeta da una delle sfide più importanti della storia umana: il cambiamento climatico globale.